And just over a week ago, one morning, I wake up in NYC. It’s snowing outside. There are – 4 ° C. And it is 7 a.m. I want to go out immediately. To breath the city. To feel the cold on my face. And to seek shelter in the vanilla-colored wool scarf. I put sweatpants on. Not even wash my face. The camera around my neck. I go out running. I can’t wait for the first cup of coffee at Starbucks. And for the first pictures of the city that never sleeps, but it’s charming effortless. It seems that I was dreaming. But the eyes are wide open. The first show – on Thursday – is at 12 am There is not a lot of time.
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E poco più di una settimana fa, una mattina, mi sveglio a NYC. Fuori nevica. Ci sono – 4°C. E sono le 7. Ho voglia di uscire subito. Di respirare la città. Di sentire il freddo sul viso. E di cercare riparo nella sciarpa di lana color vaniglia. Infilo i pantaloni della tuta. Neanche lavo la faccia. Metto la macchina fotografica al collo. Esco correndo. Mi aspetta il primo caffè da Starbucks. Le prime foto della città che non dorme mai. Mi sembra di stare sognando. Ma gli occhi rimangono spalancati. La prima sfilata è alle 12 a.m. Non c’è molto tempo.