Un po' di tempo fa Mamma Rita - la mia mamma adottiva napoletana - mi ha suggerito di tradurre il mio manoscritto in italiano, perché ha conoscenze nel mondo editoriale napoletano.
A little while back, Mamma Rita - my Neapolitan adoptive mom - suggested that I translate my manuscript into Italian because she knows people in the publishing world in Naples.
"Rita, non sono all'altezza," ho detto. Non andavo a caccia di complimenti. Non ho molta sicurezza di sé. Ma la cosa bella è che, da quando io stessa sono diventata mamma tre anni fa, non ho neanche più vergogna. Non mi vergogno quasi di niente. In compagnia, mangio fagiolini pre-succhiati, con le mani. Al parco giochi scendo per lo scivolo in minigonna.
"Rita, I'm not good enough," I said. I wasn't fishing for compliments. I don't have much self-confidence. But the good thing is that, ever since I myself became a mom three years ago, I no longer have any shame either. I'm ashamed of almost nothing. In company I eat pre-sucked green beans, with my hands. At the playground I go down the slide in a miniskirt.
E non mi vergogno perfino di chiedere a una perfetta sconosciuta - una torinese residente a Londra - di tradurre un estratto del mio manoscritto, per scoprire come sarebbe il mio capolavoro in italiano. E di farlo gratis.
And I'm not ashamed even to ask a perfect stranger - a Turin native living in London - to translate a passage from my book, to see how my masterpiece would sound in Italian. And to do it for free.
E neanche mi vergogno di sottoporre voi gentili lettori pure alla mia traduzione dello stesso brano. Non per farne una competizione con una linguista di madrelingua (per carità!) ma piuttosto per godere le sottigliezze della traduzione, la miriade di possibilità (e di errori...miei, si intende)!
Nor am I ashamed to make my kind readers endure my translation of it as well. Not to make a competition out of it (not with a mother-tongue linguist, for heaven's sake!), but rather to enjoy the subtleties of translation, the myriad of possibilities (and errors...mine, of course)!
Grazie Carolina per la tua bellissima traduzione! Puoi trovare la sua divertente ed istruttiva prospettiva sulla lingua e sulla cultura inglese sul suo blog: http://theitaliangirlfriend.blogspot.com/
Thanks, Carolina, for your awesome translation! You can find her fun and educational insights into English language and culture on her blog: http://theitaliangirlfriend.blogspot.com/
Traduzione di Carolina (Carolina's translation)
Capitolo 5 - pag.31
“Viene anche lui stasera,” bisbigliò Paola dalla terrazza.
“Chi?” chiese Rebecca, imitando il suo tono sommesso, anche se riusciva ad indovinare dal sorriso di Paola a chi lei si stesse riferendo. Era già tornato dalla fattoria dei suoi genitori quindi?
Lo scirocco aveva cominciato a soffiare qualche giorno prima. A differenza di altri venti, arrivava senza preavviso, indicazione o rumore. Più una massa tangibile che un elemento effimero, come una colata di fango che il vento Sahariano faceva rotolare densa e calda giù per le strade, comprimendosi indecentemente contro qualunque cosa si trovasse sul suo percorso - cosce, pelicce di cane, barche da pesca- e avvogendo tutto in un tepore sinuoso e stridente. Ciononostate era una sensazione che a Rebecca piaceva. Amava quell’anarchia temporanea. Amava sentirsi impotente mentre il vento sprofondava le grosse dita tra i suoi capelli. Amava quel calore. Lo scirocco le ricordava che l’estate era alle porte, pascolata lentamente dall’Africa. Le faceva venire voglia d’estate più del normale, una voglia dolorosa, fisica, dal profondo delle viscere. Il vento sembrava sussurrarle all’orecchio, Fai presto.
La mia traduzione (My translation)
Capitolo 5 - p.31
“Viene lui stasera,” sussurrò Paola fuori al terrazzo.
“Chi?” chiese Rebecca, imitando il suo tono sommesso, ma si capiva dal sorriso a chi si riferiva. Era già tornato dalla terra dei suoi?
Lo scirocco aveva preso a tirare qualche giorno prima. A differenza di altri venti, arrivava senza preavviso, direzione o rumore. Più una massa tangibile che un elemento effimero, il vento sahariano si precipitava come una colata di fango, spingendosi fitto e caldo giù per le strade e stringendosi con indecenza contro qualunque cosa incontrasse - cosce, pelicce di cane, barche di pescatori - e ricorprendo tutto di un caldo sinuoso ed esasperante. Nonostante ciò, era una sensazione che a Rebecca piaceva. Amava l'anarchia momentanea. Amava il proprio senso di impotenza mentre il vento solcava le sue dita carnose tra i suoi capelli. Amava il suo calore. Lo scirocco le ricordava che l'estate era in arrivo, pascolato lentamente su dall'Africa. Più del solito le faceva venire un desidero matto per l'estate, un dolore fisico che le saliva dalle viscere. Il vento sembrava sussurrarle nell'orecchio, Sbrigati.
Original English (from my book Lost in the Spanish Quarter)
Chapter 5 - p.31
“He’s coming tonight,” whispered Paola out on the terrace.
“Who?” asked Rebecca, matching her hushed tone, but she could tell from Paola’s smile who she meant. Was he already back from his parents’ farm?
The scirocco had started to blow a few days earlier. Unlike other winds, it came without warning, direction or sound. More of a tangible mass than an ephemeral element, like a mudslide the Saharan wind rolled thick and hot down the streets, pressing itself indecently against everything in its path – thighs, dog fur, fishing boats – and blanketing them all in a twisting, grating warmth. Nonetheless, it was a feeling Rebecca enjoyed. She loved its temporary lawlessness. She loved her own powerlessness as the wind furrowed its fat fingers through her hair. She loved its heat. The scirocco reminded her that summer was on its way, shepherded slowly up from Africa. It made her ache for summer even more than usual, physically, from the bottom of her gut. The wind seemed to be murmuring in her ear, Hurry up.