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Pope Francis Again Declares the Inadmissibility of the Death Penalty

By None

Pope Francis has once again confirmed the abolition of the death penalty in the Catechism of the Catholic Church and its inadmissibility in the moral life of the 21st century. Speaking today to the Delegation of the International Commission Against Capital Punishment, Pope Francis said:

“Nei secoli passati, quando mancavano gli strumenti a nostra disposizione per la protezione della società e il livello di sviluppo attuale dei diritti umani non era ancora stato raggiunto, il ricorso alla pena di morte veniva talvolta presentato come una logica conseguenza. Anche nello Stato Pontificio si è ricorso a questa inumana forma di punizione ignorando il primato della misericordia sulla giustizia. Ecco perché la nuova formulazione del Catechismo implica anche assumersi la responsabilità per il passato e riconoscere che l’accettazione di questa forma di punizione era una conseguenza di una mentalità del tempo, che ha sacralizzato il valore delle leggi prive di umanità e misericordia.

“La pena di morte è sempre inammissibile perché viola la dignità della persona. Dio è un Padre che attende sempre il ritorno del figlio che, sapendo di aver commesso un errore, chiede perdono e inizia una nuova vita. Nessuno, quindi, può essere privato della sua vita o della speranza della sua redenzione e riconciliazione con la comunità. Capisco che per raggiungere l’abolizione in certi ambienti potrebbe essere necessario passare attraverso complessi processi politici. La sospensione delle esecuzioni e la riduzione dei reati punibili con la pena capitale, così come il divieto di questa forma di punizione per minori, donne incinte o persone con disabilità mentali o intellettuali, sono obiettivi minimi per cui i leader di tutto il mondo devono impegnarsi . . . c’e’ bisogno di una giustizia che oltre a essere padre sia anche madre” (The Holy See, December 17, 2018).

Translated:

“In previous centuries, when the means at our disposal for the protection of society were lacking and the actual level of development of human rights had not yet been attained, recourse to the death penalty was at times presented as a logical consequence. Even in the Pontifical State there was recourse to this inhumane form of punishment, ignoring the primacy of mercy over justice. That is why the new formulation of the Catechism implicates [the need to] assume responsibility for the past and the recognition that the acceptance of this form of punishment was the consequence of a mentality of the time, which sacralized the value of laws deprived of humaneness and mercy.

“The death penalty is always inadmissible because it violates the dignity of the human person. God is a Father who always awaits the return of the son who, knowing that he committed a mistake, asks forgiveness and starts a new life. No one, therefore, can be deprived of his life or of the hope of his redemption and reconciliation with the community. I understand that to attain the abolition [of the death penalty] in certain circles it may be necessary to pass through complex political processes. The suspension of executions and the reduction of [the number of] crimes punishable by the death penalty, likewise the prohibition of [the use of] the death penalty for minors, women who are pregnant, or persons with intellectual or physical disabilities, are minimum objectives toward which all the leaders of the world have to work . . . There is the need for a [form of] justice that apart from being father is also mother.”


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